"Io anelo alla mia terra, nella cui polvere si sono consunte le membra e le ossa dei miei. Ricordo la Sicilia, e il ricordo viene dal dolore che mi travaglia. Ma se fui bandito da un paradiso come posso io darne informazioni"

venerdì 29 maggio 2009

Boiate

Oramai è chiaro.
Quando la sua popolarità scende, Brunetta ha bisogno della frase ad effetto, della boiata che accenda i riflettori su di lui.

“Mi spiego. C’è l’antimafia perché c’è la mafia - ha aggiunto - La mafia è una tipologia di criminalità, come dire, specifica, deviante e che avrebbe bisogno, che ha bisogno, di regole speciali. A me non piacciono le regole speciali. Chi fa un crimine deve essere colpito. Non amo gli anti, preferisco le regole e il far rispettare le regole. Se in Italia si rispettassero le regole, non ci sarebbe bisogno dell’anti-mafia, perché la mafia è una forma di criminalità e dovrebbe essere perseguita come tutte le altre”.
E poi:
“la mafia deve essere affrontata in modo laico e non ideologico. Per cui se la Sicilia, una regione a caso, ha un fenomeno di criminalità organizzata deve essere dotata di tutti gli strumenti per combatterla. Se della mafia facciamo un simbolo ideologico, con la sua cultura, la sua storia e così via, rischiamo di farne un’ideologia e come tale, alla fine, produce professionisti di quella ideologia proprio nei termini in cui ne parlava Sciascia, professionisti dell’anti-mafia”.
E diventato noioso sentire citato a sproposito questa frase di Sciascia ad ogni occasione per attaccare di chi di mafia si occupa.
Come dire, se non ci fosse la pioggia non ci sarebbe bisogno di costruttori di ombrelli. Ma che discorsi sono?

giovedì 28 maggio 2009

Rostagno

Finalmente in questi giorni è uscita la sentenza sul caso Rostagno. Ucciso dalla mafia, dice la sentenza.
La sua storia, cosi come quella di tanti ex di lotta continua, mi incuriosisce come poche.
Per quello che hanno rappresentato nella storia d'Italia di un certo periodo e per i percorsi cosi diversi che tanti di loro hanno preso in futuro.
Mi sembra di leggere in tutta la loro vicenda il senso di molte nostre convinzioni e di altrettante disillusioni.
Su Rostagno poi, ci sarebbe molto da sapere, e che invece giace nel dimenticatoio. Non credo che debba servire un film o una canzone per far riaffiorare la memoria.

Fenomeni

Visto che di cattivi esempi se ne vedono fin troppi, a me ha fatto piacere la vittoria del Barca ieri sera semplicemente per Pep Guardiola.
Non ho visto nessuno in una finale di Champions andare ad abbracciare l'allenatore avversario, quando sei sotto di un gol a pochi minuti dalla fine della partita, e sorridere insieme a lui.
Ricordarsi del vecchio allenatore che a fine carriera ti ha allenato in una squadra di provincia italiana, telefonargli, e invitarlo a vedere la sua finale.
Ed infine, pochi minuti dopo la vittoria, avere una parola per Paolo Maldini, dopo le polemiche di domenica scorsa.
Mi sembrano esempi di un senso della misura fuori dal normale. Quasi quanto i colpi di classe di Messi e Ronaldo.

Prodigi

Da un paio di giorni che nell'autoradio sono tornati i Prodigy.
Ho spulciato nella mia discoteca e sono tornati fuori, spinti da un improvviso bisogno di energia che riaffiora in queste giornate.
Non più quei sonnolenti conduttori radiofonici alla mattina, ma i ritmi di Breathe e Firestarter, ad accompagnare i miei chilometri fino all'ufficio, dove il carico si fa sempre più pesante ed affiorano le prime responsabilità.
E' ciò che cercavo.
Un paio di progetti sono in corso, altri partiranno a breve, e finalmente ho consegnato tutto quanto in commissariato per il passaporto, sperando che non facciano scherzi, adesso.
E poi la scorsa settimana ha lasciato in me postumi efficaci, risvegli per i miei pensieri assopiti, per le mie speranze accantonate.
Le serate passano facendo girare qualche disco e cercando di destreggiarmi tra le funzioni della Canon e dei primi timidi esperimenti.
Per non arrivare impreparato alla prima prova sul campo.
Perchè la valigia è già pronta per la prima, breve vacanza, in terra di Germania.

martedì 26 maggio 2009

Maledetta burocrazia

Non ho molto confidenza con la burocrazia,
tento sempre di spostare più in la le incombenze
che mi spettano.
Giusto per tentare di evitare l'inevitabile.

Ma dopo essermi alzato alle sei e trenta
essere arrivato a Milano,
piazza Cordusio,
aver pagato il bollettino (45,72€) ,
aver fatto due foto tessera (3,50 €, rigorosamente macchina automatica) con la faccia ancora sdrucita dal sonno,
aver preso la marca da bollo (40,76 €),
aver aspettato in fila per mezz'ora,
non puoi dirmi che li si fanno soltanto le procedure d'urgenza.
E non puoi neanche rispondere infastidita alle mie domande,
e alle mie lamentele,
quando da nessuna parte si trova un'informazione di questo tipo.
E quando i più li presenti erano nella stessa condizione.
Una mattina volata via inutilmente,
sperando almeno che almeno il passaporto arrivi
entro la fine di giugno.

lunedì 25 maggio 2009

Dov'era Palermo?

Sono da poco tornato dal mio fine settimana. Ho avuto il tempo per un primo tuffo in mare.
E tra tutto quanto anche quello per essere sabato pomeriggio in Via Notarbartolo. Ho seguito la fine dei due cortei che dall'aula bunker e da Via D'Amelio giungevano fin troppo quell'albero.
Ho visto molti bambini cantare la loro voglia di legalità, e tanti ragazzi gridare la loro rabbia alla mafia.
Ho visto tanti scout, con i loro colori, riempire la manifestazione.
C'era tanta gente per quell'appuntamento. Mancava però un invitato, il principale.
La città.
Non fosse stato per la nave della legalità non saremmo arrivati a cinquecento. Qualcuno ha riappeso i lenzuoli di una volta con i volti di Giovanni e Paolo.
Ma aldilà di qualche sparuto gruppo, delle solite associazioni, mancavano i Palermitani. Quest'anno non c'era Lorenzo, e neanche Fabrizio Moro.
Qualcuno si sarà lamentato per quel blocco del traffico e avrà maledetto chi c'era.
Perchè la città che diciasette anni fa stendeva i loro lenzuoli alle finestre, che faceva parlare di Primavera di Palermo, si è assopita.
Te ne rendi conto in queste occasioni.
Leoluca Orlando ha perso, Rita ha perso.
Sento dire che l'antimafia non permette di vincere le elezioni, che inseguire questa chimera è un'illusione. E' vero, se cosi non fosse, le sorti della Città sarebbero cambiate da un pezzo.
Si dice che dell'antimafia oramai tutti si riempiono la bocca, tanto le parole non costano nulla. Che ogni schieramento ha il suo baluardo della legalità. Come se i fatti di chi fa davvero il suo dovere non contassero.
Si dice che oramai in tanti vivono di antimafia, ne sono diventati professionisti.
Ma ciò che manca è l'esercizio della memoria.
Chi non c'era non può ricordare, non può avere sulla sua pelle quelle sensazioni, che dovrebbero passare attraverso i racconti della famiglia. O attraverso le istituzioni, le scuole e le associazioni che fanno il loro dovere.
Ma chi c'era non può dimenticare quel pomeriggio in cui la città sembrava risuonare da ogni lato, con sirene di ambulanze e volanti. Con elicotteri sopra le teste.
Dov'eravate?
Dov'era Palermo sabato pomeriggio?

Che sia solo stupidità

Ogni giorno vedo uscire versioni diverse e quanto mai incoerenti sui possibili incontri di Noemi con S.B. e sull'inizio del rapporto con il povero Elio Letizia.
Qualcuno prova a tenerne traccia, ma risulta veramente difficile districarsi tra esse, o cercare di unirne i fili, tanto da creare l'idea di un mistero che il silenzio non fa che alimentare.
In tutto questo mi chiedo come mai Noemi, una ragazza che a sentir dire, passa molto tempo con il Premier, accudendolo nei suoi momenti di scoramento o accompagnandolo a cene ufficiali, non sia mai stata informata sull'importanza della discrezione in tutta questa storia piuttosto torbida. Impossibile che l'uomo più potente d'Italia possa aver trascurato questi dettagli, se non in un delirio di impunità.
E mi chiedo quale possa essere il cervello che possa aver portato questa ragazza a fare quelle famose dichiarazioni nella prima intervista a cuor leggero. E' davvero stupidità o cos'altro?
Ho letto molto su questa storia ma questa domanda non sembra porsela nessuno. E' troppo banale la risposta, probabilmente.
Se i risultati saranno quelli che prevede qualche ottimista oggi, ne faremo una divinità, un elogio alla stupidità, quella stupidità da lui idolatrata che ha finito per seppellirlo.

giovedì 21 maggio 2009

Un atto di carità

Come consigliato da Luca Bottura a Lateral, su Radio Capital, dovremmo tutti mettere una mano al portafoglio e una al cuore pensando alla situazione in cui vive il povero Domenico Letizia, padre di Noemi, o Papi2.
Tre negozi, diverse case, un lavoro al comune, e dichiara solo 12 mila euro.

Solo due giorni

Le valigie pronte per il fine settimana.
Mare,
Casa,
Famiglia,
Silvia,
qualche amico.
Troppo poco il tempo.
E' da quando sono andato via che non passo il 23 Maggio a Palermo. Non è un giorno qualunque.

Quelli del guardrail rosso

Giro questa lettera condivisa su facebook da alcuni amici. Chi passerà da Capaci in questi giorni vedrà nuovamente il guardrail dipinto di rosso.
Qualcuno, che preferisce restare anonimo, ieri sera si è dato da fare.

All'indomani del vile attentato ai danni di Giovanni
Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Di
Cillo e Vito Schifani, quando noi eravamo bambini o poco
più, qualcuno volle dipingere di rosso il guardrail e
scrivere NO MAFIA sulla casina sopra l'autostrada, presso la
quale Brusca azionò l'esplosivo.

Da allora rappresentano per i cittadini di Capaci e di
Palermo, per l'Italia intera a dire il vero, un segno del
ricordo e del riscatto.

Un guardrail di rosso, come il sangue versato da questi
martiri... per non dimenticare.
La scritta NO MAFIA visibile dall'autostrada come segno di
riscatto, di voglia di reagire.

In occasione del decennale della strage, qualcuno pensò
bene di ripulire tutto.
Guardrail nuovo e casina ridipinta di bianco, con un faro ad
illuminarla anche di notte. in cambio un freddo ed estraneo
obelisco, con annessa lapide.

Ed è allora che entriamo in scena. Riscriviamo NO MAFIA
sulla casina e da allora è illuminata anche la notte e
nessuno ha osato più cancellarla.

Questa notte abbiamo portato a termine il nostro lavoro: da
oggi chi percorre l'autostrada che va dall'aeroporto sino in
città troverà alla propria destra, all'altezza del luogo
dell'esplosione, il guardrail ridipinto di rosso!

è questo il nostro omaggio a Giovanni, Francesca, a tutti
gli uomini della QS15 e a quei ragazzi, adesso uomini, che
allora sentirono il bisogno di lasciare un segno in quel
triste luogo.
Ma è il nostro omaggio, soprattutto, a quelle persone che
giorno per giorno compiono il proprio dovere per sconfiggere
Cosa Nostra e che tanti successi hanno riportato nell'ultimo
periodo.
Un grazie a forze dell'ordine e Magistratura, troppo spesso
vittime di inaccettabili attacchi da parte di esponenti del
mondo politico. Personaggi che poi sono i primi a fare la
passerella in occasione delle varie commemorazioni e a
deporre fiori nelle numerose e tristi lapidi che si
susseguono nelle nostre città.

Desideriamo rimanere anonimi, come anonimi erano quei
ragazzi di allora. Non vogliamo appropriarci di un gesto che
appartiene a tutti i cittadini onesti, che sognano una
Sicilia e un'italia diversa e si impegnano per far sì che
il sogno diventi presto realtà.

Perchè rispondere?

C'è forse da interrogarsi per il silenzio perdurante di S.B. a proposito delle famose dieci domande poste da Repubblica?
Io credo di no. Dal suo punto di vista è praticamente inutile alimentare la discussione quando sa benissimo che la memoria del popolo è fragile, volatile, spazzata via dalla successiva domanda e polemica.
Io appartengo poi a quella categoria di persone che pensa che i fatti degli ultimi giorni non spostino un solo voto.
Oramai chi si doveva chiarire le idee su chi fosse realmente il cav., ha avuto il tempo per farlo. Chi non l'ha fatto probabilmente guarda con invidia i suoi atteggiamenti, e prova sincera ammirazione.
Oppure ha attuato un meccanismo di autodifesa, che poi si estende a tutta la politica, e che fa storcere il naso quando semplicemente quest'argomento fa parte di una qualunque discussione.
Il meccanismo è la rimozione, ed è quello attuato dalla maggior parte degli Italiani. Onesti, sicuramente. Probabilmente anche qualunquisti. Ma comunque stanchi.
E' la maggioranza, silenziosa, che nessuno sa più recuperare.
A cui, e con cui, risulta persino difficile, spiegare, distinguere, ragionare. Perchè la prima risposta che ti daranno sarà la solita litania che recita che nulla cambierà mai perchè tutti sono indistintamente, uguali.


P.s. Per chi se li è perse, due chicche degli ultimi giorni. L'incredibile Studio Aperto che assolve Berlusconi nel caso Mills, e la deputata del Pdl a Ballarò a cui arrivano in diretta le risposte da dare sul suo telefonino. Ah, no, è un blackberry!


Paragoni

Ieri sera, la Serracchiani, a proposito di Nord Est e di quanto fosse tagliato fuori ha fatto l'esempio dei tempi per raggiungere Milano da Trieste.
Io a quel punto ho avuto la tentazione di alzarmi in piedi e chiedergli allora se aveva mai fatto Palermo -Siracusa in treno. Per esempio.
O, se più normalmente, avesse mai preso un Espresso per la Sicilia. Oggi mio padre, su uno di quelli, è arrivato a Palermo con 270 minuti di ritardo. E quella è la normalità.

Non ci sono

Forse dovrei chiedere di lavorare di notte, e il giorno stare a dormire, visto che le energie mi tornano quasi sempre a queste ore, di questi tempi.
L'allergia mi sta annientando, tenendomi quasi senza forze a boccheggiare, tentando di nascondere, ai clienti con cui ho a che fare in questi giorni, il mio stato di inattenzione forzata.
E comunque già troppo tardi.
Ho però solo il tempo per andare ad innaffiare il mio orticello, visto che comunque, domani, si ricomincia.

Ivan e Debora

Sono appena tornato da questo incontro:
Lei, Debora, è oramai diventata un volto noto, nato dal basso, dalla rete, attraverso il più semplice dei tam tam. Che alla fine l'ha portata ad avere un posto dei candidati del Pd nel Nord Est.
Lui, Ivan, è invece noto ai frequentatori della rete, meno a chi ne sta fuori, probabilmente. E' uno dei fondatori dei Mille, ed una delle menti più brillanti tra le nuove leve. Anche lui, sarà candidato, nel Nord Ovest, stavolta. E sarà l'ultimo della lista.
Con le preferenze avrà un peso diverso questo posto, ma ha un significato.
Sono un pò di outsider della politica, a mio modo di vedere. Per le proposte che ho sentito stasera e per ciò che leggo da quando seguo (soprattutto Scalfarotto) le loro proposte tra un link e l'altro.
Idee che tardano a venir fuori, anche se sarebbero poi le più semplici, in un paese normalmente complicato, quale non è l'Italia.
E' soprattutto l'idea della politica che sento diversa. Non una sistemazione pro tempore, ma un luogo dove fare, per gli altri. Senza l'idea di un posto dove sistemarsi a vita. In cui c'è spazio per il rinnovamento, troppo spesso citato a sproposito.
Ho visto Luca Sofri stasera stuzzicarli, e altra gente interessante li intorno argomentare in maniera intelligente.
Insomma, quando si parla di facce nuove, non esistono solo nani e ballerine. E' di certo più facile individuarli con i loro saltelli. Ma per chi sa guardare bene, c'è dell'altro.

martedì 19 maggio 2009

Per ricordare

Apcom) - «Mills ha agito certamente da falso testimone da un lato per consentire a Silvio Berlusconi e al gruppo Fininvest l’impunità dalle accuse o almeno il mantenimento degli ingenti profitti realizzati attraverso il compimento delle operazioni societarie e finanziarie illecite compiute fino a quella data».

lunedì 18 maggio 2009

Non fermarti


Un bel fine settimana di primavera, vissuto finalmente a pieno, è alle spalle, con il polline a dar tregua.
E cosi bici in macchina, e pedalata fino a Bergamo Alta, a seguire la scia del Giro D'Italia. Su una salita che toglieva il fiato a noi ciclisti per un giorno, ma che, con quei tornanti, costringeva il passaggio dei ciclisti a farsi spazio tra la folla, come in quelle tappe di montagna d'altri tempi. Una sensazione che ancora non avevo vissuto cosi da vicino, a pochi chilometri dall'arrivo, nell'entusiasmo di cosi tanti cicloamatori, che sabato in tantissimi animavano le strade di Bergamo. Gente di ogni età a correre su centinaia di biciclette, per quelle discese da fare con i piedi fermi sui pedali.
C'era poco spazio per altro, sabato sera, e la stanchezza mi ha abbandonato sul divano ben presto.
Intanto, l'idea dell'orto che qualche tempo fa in maniera maldestra stavo cercando di portare avanti si sta realizzando, di certo con poco mio merito. Merito più che altro di mio padre, che in questi giorni mi fa compagnia, e che nel tempo passato ad attendere il mio ritorno a casa, ha sistemato a dovere.
Ma di questo ne parleremo, merita un post tutto suo.
D'ora in avanti, ciò che crescerà, sarà frutto del mio impegno.
Ed in tal caso, se volete, si organizzeranno spedizioni in tutt'Italia.
Intanto domenica c'è stato pure il tempo per una piccola, ed incompleta, riunione di famiglia dalle parti di Verona, a festeggiare la prima comunione di Elisa, la mia piccola figlioccia.
Una bella giornata, se non fosse per il caldo che faceva venir voglia di gettarsi nelle fontane, come negli stantii servizi dei tg che di questi tempi vengono sempre scongelati.(beh, c'è stato anche il tempo per inauguare la nuova Reflex)

sabato 16 maggio 2009

Al Giro

L'attesa
La corsa
e il killer in Rosa
(gliela trancerei quella mano, mica era colpa mia, ero perfettamente piazzato!)

venerdì 15 maggio 2009

IV Festa di AddioPizzo

Per chi in questi giorni è a Palermo sarà indispensabile passare qualche ora a Piazza Magione, dove dalle prime ore di questa mattina ha inizio la IV Festa di AddioPizzo.
Il programma è vario come sempre, e passerà dagli incontri con le scuole, alla fiera del consumo critico, ai dibattiti, per finire con la musica, quest'anno di Cisco e di Mario Venuti.
Andate!P.s. Silvia la trovate alle birre. Ale non so.

giovedì 14 maggio 2009

Sempre e comunque

Qualche giorno fa parlavo dei paradossi nel comportamento di Di Pietro.
Questa però supera tutte.

ROMA - Onorevole Di Pietro, si è capito che avete cambiato idea sul referendum, ma non si è capito se l´Italia dei Valori vota No o si astiene. «È vero, abbiamo cambiato idea. Lo abbiamo fatto quando sono mutate le condizioni. Pur essendo referendari non possiamo votare Sì perché quel voto finirebbe per uccidere non una legge ma la democrazia. Invece del coltello sarebbe una sventagliata di mitra. Detto questo io sarei più orientato a votare No perché credo nell´istituto referendario. Ma è aperto un confronto con tutti i cittadini, con le forze politico-culturali di questo Paese per studiare la soluzione migliore». Resta il fatto che avete portato i cittadini a firmare i quesiti e ora dite loro che devono andare al mare il 21 giugno. Non è una capriola azzardata? «Sarebbe azzardato il contrario: persistere in una decisione presa in un tutt´altro momento, con altre condizioni. Noi sappiamo che il Porcellum, l’attuale legge elettorale, significa la morte della democrazia. E sappiamo che questo Parlamento non la cambierà mai senza un intervento esterno, perché è composto da nominati che non hanno nessuna intenzione di suicidarsi anche se ci sarebbe bisogno, diciamo la verità, di una bella catarsi. Volevamo un grimaldello per scardinare questa legge. La ragione nobile si è tramutata in un fine ignobile dopo il Sì di Berlusconi».

Ma che genere di politica è quella che insegue sempre e comunque la direzione opposta a quella della fazione opposta, senza alcun discernimento e senza una linea politica chiara ed univoca?

E se fossero gli anticorpi?


Da quel video si può comprendere molto, o poco.
Si può vedere un pazzo correre sotto il porticato della stazione centrale, prendere a martellate una povera coppia che si trovava a passare di li.
O si può guardare la gente intorno, muoversi con i suoi zaini, i sacchetti della spesa, indifferente. Guardare e non muoversi.
Soltanto due nigeriani corrono a togliere dal peso di quelle martellate quei malcapitati. Due nigeriani, reietti di questa società che si ritiene sola depositaria di quei valori altrove dispersi, due rubalavoro, ladri, sono stati gli unici a muoversi.
La folla si è lanciata soltanto dopo.
Ed è cosi che ripenso all'articolo di Saviano letto oggi. E' solo un'ipotesi, ma se gli extracomunitari, gli stranieri fossero gli anticorpi lanciati nella nostra società a volte troppo assopita in certi comportamenti. Si tratta di una provocazione, è chiaro, che nasce dalla constatazione delle due ultime rivolte alla mafia nate da quelle comunità, perchè dopo un pò tutti si adeguano all'andazzo. Ma dovrebbero instillare il semplice desiderio di guardarci dal di fuori, talvolta, per scoprire quanto i nostri comportamenti, considerati fin troppo normali, possano apparire paradossali se guardati con occhi diversi.

martedì 12 maggio 2009

Tale e quale

(al Nobel Peace Center, Oslo)

Però li ad Oslo lo vorrei vedere. Sul palco a ritirare il premio nobel per la Pace, in attesa di una voce fuoricampo simil telegatto con la sigla del biscione in sottofondo, che annuncia:

"Un uomo che ha saputo coniugare, con la sua vita, le sue opere ed azioni, il pensiero liberale di Milton Friedman, l´umanesimo economico di Wilhelm Röepke, l´aspirazione di Muhammad Yunus a creare un sistema capitalista inclusivo e non esclusivo"

Che consacrazione. Un futuro che neanche il più fedele Feltri potrebbe auspicare sulle pagine del suo giornale.
E non che manchi la sua buona volontà, lui la sua agiografia la sta già pubblicando, in soli sedici volumi imperdibili. Dagli albori della sua prima squadra, alla sfida della tv, da Milano 2 al Milan, fino alle ultime gesta del suo incredibile governo che ha portato la sua popolarità al 75%.
Perchè lui, alla sua vita privata, ci tiene.
Tutto potrebbe essere possibile, basta circondarsi gente che lo innalzi adeguatamente. Tanto, per chi non è d'accordo c'è sempre una porta dalla quale uscire.


In giardino


P.s. E queste sono le ultime foto con la vecchia macchina fotografica. Meritavano questo palcoscenico, dopo tutto ciò che mi ha regalato.

lunedì 11 maggio 2009

Quella sera dorata

"Parlava ad alta voce - avevano cenato con una bottiglia di prosecco -, e Omar temeva che Arden sentisse. "Non credo che Arden abbia cambiato idea per merito mio", disse.
"Sciocchezze! Non sottovaluti il suo charme".
Omar non disse niente, e nel buio arrosì. Sentì la presa sul braccio farsi più stretta. "Una volta ne avevo anch'io di charme" disse Adam. "Per quanto ora possa sembrare strano. Ma lo charme si guasta con l'età, come il formaggio - o la bellezza. Almeno, per me è stato così. Alcuni riescono a conservare l'uno o l'altra, o raramente entrambi. Ma a che prezzo: sacrifici, privazioni, astinenze. Ed è un tantino patetico finire vecchi, belli e charmant: è indice di spreco, o quanto meno di un uso indebito delle risorse. Io, invece, le ho esaurite in modo approssimativo. Lo charme e la bellezza sono preziosi da giovani; da vecchi, c'è ben poco che possano comprare. Per questo non m'importa d'esser vecchio e brutto: mi sembra congruo".

Sebbene vi possa sembrare l'ultimo post dedicato a S.B., non ritenetemi coinvolto nelle vostre elucubrazioni da comunisti in mala fede.
Si parla, piuttosto di libri, e nello specifico dell'ultimo riposto in libreria. A lungo nella mia lista dei desideri, era rimasto li in attesa di versioni economiche che tardano tanto più ad arrivare quanto più le desideri. Soprattutto quando non ami uscire da questi limiti imposti qualche tempo fa e per i quali si ergono ai margini dell'immoralità i libri venduti a più di quindici euro. E non per mancanza di rispetto per gli scrittori, e per il loro lavoro. Che per me vale più di ogni cosa.
Solo per il desiderio che le opere siano lette da tutti. Dieci euro è il prezzo giusto, ed è giù di li che ho trovato dopo due anni d'attesa questo titolo. La tentazione di cedere era già stata comunque tanta. Non ricordo com'è nato l'interesse, forse il titolo o una recensione ben fatta, e non è neanche importante.
E' una storia piccola, sette personaggi appena, divisi tra il Texas e l'Uruguay, dove si svolge quasi completamente la storia.
Omar, giovane dottorando in letteratura, ha bisogno dell'autorizzazione per pubblicare il libro di uno scrittore quasi sconosciuto, autore di un solo libro.
La famiglia dello scrittore vive in un angolo del mondo, in Uruguay appunto, quasi irraggiungibile.
La moglie dello scrittore, la figlia, e la ex moglie in una casa. A poche centinaia di metri, in un mulino restaurato, il fratello con il suo giovane amante thailandese. L'atmosfera tediosa delle loro vite, viene deflagrata dall'arrivo dell'inconsapevole e insicuro Omar, tanto da rompere vecchi silenzi, tante parole non dette, che travolgono le vite di ognuno dei protagonisti.
E' l'interrogativo dei percorsi, delle scelte che segnano la vita dei personaggi a far da protagonista alla storia. Tema, universale. E nonostante ciò la storia non è irresistibile, molto cinematografica, ma non irresistibile.
Quello che mi ha conquistato però delle pagine lette è la scrittura, e i dialoghi costruiti da James Cameron. Puliti, intelligenti, perfetti. Quanto basta per consigliarvelo.

domenica 10 maggio 2009

Mi ha steso

Non è servito neanche sigillare porte e finestre.
Inutile neanche provare a fare una passeggiata.
Bastava anche uno spiffero per far partire una raffica di starnuti.

Chi lo sapeva?

M'importa poco delle tesi del cospirazionismo di cui parla Gilioli, che pure un senso hanno.
Resta che comunque io, come molti altri, non sapevamo che il gip di Salerno ha prosciolto de Magistris e Vulpio, che il Tar Lazio ha dato ragione a Forleo e che il tribunale del Riesame di Roma ha scagionato Genchi.
Il resto, qui.

9 Maggio 1978

Anche se non amo le commemorazioni, ieri avrei voluto anch'io essere a Cinisi a ricordare il nostro Peppino Impastato.
Non credo ci sia molto d'aggiungere, se non la possibilità di rileggere due articoli risalenti ai giorni successivi all'omicidio.
Il primo, pubblicato sul Corriere della Sera, fa sua la tesi ufficiale di quei giorni sul giovane terrorista.
Il secondo, opera di Mario Francese, comincia a gettare l'ombra della mafia sulla morte di Peppino, raccogliendo per primo la denuncia di Felicia Impastato.
Come dice Geri, erano altri giornali ed altri cronisti.

Ti sei dimenticato quando eravamo noi?

Succede puntualmente. Ogni volta che si parla di immigrazione a me prende il voltastomaco a sentire i commenti a mezzo ghigno del mio interlocutore.
Visto che di mettermi a fare lezioncine, soprattutto in ambiente lavorativo, sono stufo, lo riporto qui quello che vorrei dirgli. Occorrerebbe leggerlo, a me capita tra le mani almeno una volta all'anno:

“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.”
Il testo è tratto da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.

La relazione così prosegue:

“Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più.
La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.

Relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del
Congresso americano sugli immigrati italiani
negli Stati Uniti, Ottobre 1912.
(via bastet) (via emmanuelnegro)

E' una relazione chiara, che potrebbe valere oggi come ieri, e che vale sempre quando la grettezza dei giudizi non accompagna un'approfondimento, la voglia di comprendere e capire i motivi che ne stanno alla base.

sabato 9 maggio 2009

Inside. Chiambretti Night

Capita cosi di entrare dentro la tv.La cugina presa dall'improssiva voglia di far pubblico in tv mi invita. Ci penso su un attimo. La proposta è per il Chiambretti Night Show. Beh, non l'ho mai visto. Chiambretti da un pò ha smesso di farmi sorridere in tv....però le sue trasmissioni sono un bel circo, un pò di caciara, qualche coscia buttata li. Ma si, vado!
L'appuntamento è per le 16,45 allo Studio F. Lontana dagli studi di Mediaset, qualcosa simile ad un vecchio deposito, a due passi dal naviglio. Imposizione di giacca, e si sarebbe voluto anche di cravatta, ci troviamo li con il coinquilino che intanto ho convinto a seguirmi.
C'è un bel pò di gente, caspita, chi è quella li? Mazza che bona!
Un pò di cagnara, foglio d'ingresso alla mano, l'uomo del potere fa entrare secondo un ordine poco chiaro un pò di figuri. Mi passa accanto Marilyn Monroe, ma credo che non abbia quella voce candida da "Bye, Bye, Baby". Perfetta, passa ed entra. Con lei (?) un gruppo di ragazze viene chiamato dall'uomo che tutti noi vorremmo essere. Colui che ha il potere di sistemare in prima fila ...a cosa darei (mica io però, è in atto un'identificazione nel ruolo della sgallettata di turno)!
Già avrei voglia di andar via. Fa troppo caldo per questa giacca qui fuori ad aspettare.
Poi già ho la visione di ciò che dovrò sopportare. Qualcuno che mi incita ad applaudire a comando, mi immobilizza al mio posto, e una noia totale nel ripetere le scene...ma chi me l'ha fatto fare?
Comunque, è il nostro turno.
Siamo un pò troppi. Caspita che studio, saremo seduti proprio ai tavolini come si vede nel programma. Peccato non ce ne siano abbastanza per tutti. Ci accomodiamo sulla balaustra, accanto al chiacchericcio delle truccatrici. La cuginetta, più fortunata, ha trovato posto ad un tavolo. Girano intorno tipi caraibici, imbardati in abiti di scena. Sembra quasi tranquillo. Qualche consiglio dalla direttrice di scena, e via tutto quasi pronto.
Chiambretti ci consiglia di non applaudire se non lo desideriamo, meglio non fingere troppo a quanto pare. Abatantuono prende il suo posto nel leggio a lui dedicato. Dispensa battute fin da subito, sembrano tutti molto rilassati, in un'atmosfera lontana da ciò che immaginavo.
Mara Maionchi mi sfila accanto (mica quella vera, veh...), che omone! La danzatrice del ventre in accappatoio sfila dietro di me (;-P), ma cosa significa quel titolo "Chiambretti Night Napoli", che vorrà dire.
La televisione è finzione, si sa, e quindi stasera per il pubblico la trasmissione da casa sarà a Napoli, con la sfilza di luoghi comuni su cui Chiambretti troverà terreno fertile per le sue battutine.
Via, si comincia! Ma dai, è tutto come appare in tv. C'è perfino la sigla di Mediaset a partire...
voce black ad annunciare l'inizio del programma, e siamo in onda.
Tutto fila liscio, quasi senza interruzioni. Soltanto un microfono si spegne e allora si ripete soltanto un piccolo sketch.
Ospiti tutti napoletani, d'altronde, siamo a Napoli.
Si comincia con Marco Marfè, il fenomeno dei provini di X Factor, talento incompreso, fenomeno di youtube prima e della televisione adesso, nella sua totale idiozia. Il video, qui, d'altronde dice tutto.

Nino D'Angelo è però l'ospite di punta. Dispensa risposte argute ormai o' guaglione, del quale potrei raccontare miei lati molto nascosti.
Intanto, lontani quanto basta dalle telecamere, godiamo di una certa libertà, che ci consente di divincolarci per i corridoi, alla ricerca quanto meno di un caffè, dietro le indicazioni delle ormai sorelle truccatrici. In totale libertà giungiamo quasi al dietro le quinte, dove una prezzemolina dell'ultimo GF è quasi pronta ad entrare. Preferiamo non continuare, ma per fortuna troviamo la macchinetta del caffè. 10 cent un caffè!? E noi neanche abbiamo un paio di centesimi per due caffè!
Torniamo in studio rigenerati e pronti per la seconda parte. Ci accorgiamo di applaudire senza comando, e il ritmo delle trasmissione tiene quasi lontana la noia. Chiambretti mi è tornato simpatico, e poi mi sa che sa fare il suo mestiere.
A pochi metri, in uno stanzino, vediamo le luci del collegamento in diretta visibile sul maxischermo... siamo nella fabbrica delle illusioni, quasi lo dimenticavo!
Ballerini e ballerine dietro di noi si cambiano velocemente. Il chiacchericcio delle truccatrici ci mette al corrente di informazioni riservate, ed è più divertente alcuni istanti di ciò che appare li sul palco.
Siam già quasi alla fine, segna il countdown sul bordo del tavolo in prima fila. Gli ultimi saluti, salutiamo Napoli, e lo studio velocemente si svuota. Rimangono impresari che trascinano via questi pseudo Vip intrappolati nelle foto di circostanza, insieme a gente cosi poco attenta alla profetica frase di Andy Wahorl che scende su un tendone sulla destra.
Sfiliamo via anche noi, tra i tavolini oramai vuoti, dopo aver atteso che anche l'ultima coniglietta fosse uscita di scena.
La televisione, quella vista da questo baraccone, non è poi cosi male.
Muri che cadono, pregiudizi che cedono.

venerdì 8 maggio 2009

I conti, alla fine

Sembra che abbia prevalso il buon senso, forse di circostanza, ma senz'altro utile.
Il comune di Palermo è stato riammesso come parte civile al processo AddioPizzo.
Il decreto sicurezza conterrà la norma sull'obbligo di denuncia, con la clausola di fuga della "possibilità di esclusione di punibilità per stato di necessità".
Cosa vorrà dire?

martedì 5 maggio 2009

Papi fotosciop

Dopo la scoperta della giornata, il nuovo gioco della rete impazza. Non c'eravate anche voi?

C.V.D.

Ieri si parlava dell'indifferenza e dell'ignavia delle istituzioni nella lotta antimafia. Oggi al processo "Addio Pizzo" contro i taglieggiatori della cosca Lo Piccolo, il Comune di Palermo, precedentemente costituita come parte civile, non si è presentata in aula. Lasciando cosi decadere la propria posizione, abbandonando il suo ruolo di parte lesa.
Altri passi verso l'abbandono.
E allora bruciate anche i loro fiori e cacciateli dalle commemorazioni.

lunedì 4 maggio 2009

Tonga è vicina

Qui trovate la classifica completa.

Bruciate quei fiori

Si fa presto a sfilare verso le lapidi a depositare corone o a sprecare parole vane. Poi basta un attimo ed un emendamento cancella anni di impegno nell'Antimafia.
Eravamo, siamo, troppo occupati nelle faccende private del premier, per preoccuparcene.
E cosi che l'altra sera, alla commissione Affari costituzionali e Giustizia di Montecitorio, è saltata la norma che prevedeva l'obbligo di denuncia in caso di estorsione per gli imprenditori coinvolti in appalti pubblici. Una norma contenuta nel decreto Sicurezza, sostenuta dal ministro Maroni, e che prevedeva in caso di mancata denuncia la perdita della commessa e l’esclusione dalle gare per tre anni.
Troppo, avranno pensato i deputati del Pdl promotori dell'emendamento contrario, e forse anche i deputati del Pd e dell'Idv che hanno abbandonato l'aula. Muro contro muro nella maggioranza quindi, con Maroni comunque ad avere la peggio.
C'erano da difendere troppi interessi privati e da svuotare di significato la lotta e l'impegno antimafia. La mafia dei colletti bianchi aveva insomma lavorato bene.
E' cosi che l'impegno di associazioni come AddioPizzo viene lacerato. Come se si dovesse superare un muro troppo alto, troppo robusto per essere abbattuto con l'impegno di pochi. I segnali delle istituzioni non mancano.
Pino Maniaci abbandonato dall'ordine dei giornalisti.
AddioPizzo Catania cacciata dalla sede nei locali della Confesercerti.
Silenzi, esempi di un lento distacco per cui non bastano gli attestati che anche la giurisprudenza attribuisce in questi giorni nella sentenza della sez.III penale del processo nei confronti del mandamento mafioso della noce e dei commercianti reticenti, che nelle motivazioni riconosce il danno alla parte civile, rappresentato da Addiopizzo, FAI, Libero Futuro, con le seguenti parole:
"Deve invero rivalersi che la costante pressione investigativa esercitata dallo Stato, negli ultimi anni, nei confronti del fenomeno del racket delle estorsioni, direttamente controllato dal sodalizio mafioso, è stata coronata da successi di rilevatissima entità, che hanno anche portato non pochi imprenditori – cosa inaudita fino a poco tempo fa - a denunciare il ricatto estorsivo cui erano stati sottoposti. Esistono peraltro, meccanismi previsti da leggi dello Stato che assicurano sostegno economico all’operatore che subisce ritorsioni per le eventuali denunce effettuate(il fondo di sostegno per le vittime di richieste estorsive è stato istituito con la L. 18 febbraio 1992, n. 172), PER NON PARLARE DEGLI ENTI E DELLE ASSOCIAZIONI ESISTENTI SUL TERRITORIO ORMAI DA ANNI - QUALI QUELLE COSTITUITESI PARTE CIVILE NEL PRESENTE PROCEDIMENTO - CHE ASSICURANO ALL'IMPRENDITORE O COMMERCIANTE CHE DENUNCIA AIUTO E SOSTEGNO, IN MODO CHE LO STESSO NON RIMANGA ISOLATO, FACENDO SI' CHE LA DENUNCIA, ORMAI, NON POSSA PIU' ESSERE CONSIDERATA COME UN ATTO DI CORAGGIO, O ADDIRITTURA DI EROISMO INDIVIDUALE, MA COME UNA REAZIONE NORMALE DI FRONTE AD UN'IMPOSIZIONE SUBITA".

Troppo poco, ancora oggi, per pensare di riuscire a scalare quel muro di indifferenza.

domenica 3 maggio 2009

Dietro l'angolo

A volte la bellezza è proprio dietro l'angolo, recitava una pubblicità.
Ed è proprio cosi. Ho dovuto aggirare i miei pregiudizi e aspettare l'arrivo della primavera per rendermi conto di essere stato quanto meno fortunato.
Ho nutrito una particolare antipatia per quei paesi tutti terminanti col suffisso in -ago e -ate, Carugate, Vimercate, Cavenago, Cambiago, Gessate, Pessano con Bornago, Caponago, e la lista potrebbe continuare a lungo.
Luoghi apparsi senza anima fin dal mio arrivo, dormitori quasi, con pochissima vita sociale, luogo di partenza al mattino e di arrivo alla sera, quando le porte si chiudono per rimanere animare quanto meno il caldo delle case.
Poche occasione persino per vedere i vicini di casa.
Insomma non amo molto il modello di socialità che ho trovato, e non ho trovato la bellezza che cerco nel posto in cui vorrei abitare.
La bellezza l'ho trovata nei rapporti che ho coltivato in casa e nella quale ho avuto la fortuna di capitare. Persino troppo bella, per come ero stato abituato nei due anni del mio girovagare per il nord Italia. Ma questo è un altro discorso.
Nonostante tutto questo la bellezza ho bisogno di cercarla intorno a me. Di uscire fuori da casa, di vivere lo spazio che ho intorno, di conoscerlo.
Serviva la primavera per tutto questo.
Alle prime giornate di sole, e complice una trasferta di lavoro mi sono trovato per caso a passare per un piccolo paese, Cassano D'Adda, e ne sono stato subito ammaliato. Sulla strada del ritorno non ho potuto fare a meno di fermarmi, posteggiare la macchina sotto un ponte e cominciare a scoprirlo.
Ho bisogno della bellezza per i miei occhi.
Un fiume, l'Adda, riempiva l'intera immagine. Un palazzo medievale più in alto porgeva un suo lato al fiume. Sul suo lato un piccolo ponte pedonale collegava il paese ad un isoletta. L'Isola Borromeo. L'isola faceva da spartiacque al fiume, che passando sotto quel ponte arrivare ad una struttura visibile in lontananza, bianca. Una vecchia centrale idroelettrica. Sul margine del fiume la gente stava distesa a prendere il sole. Qualche coppia abbracciata passeggiava e di tanto in tanto si scambiava vicendevoli baci.
Dalla riva riuscivo a vedere l'altra sponda, vicina all'isola, nella quale si trovavano due cigni e più in la un'anatra con almeno quindici piccoli anattroccoli a seguirli.
Il paradiso probabilmente.
Era tutto ciò che non mi sarei aspettato a pochi chilometri da casa mia. Da allora mi sono trovato a tornarci più volte. Con Silvia abbiamo passeggiato all'interno del paese, passato quel ponte e passeggiato per l'isola. Scoperto un piccolo bar, il circolo canottieri e persino una base scout (cosa potevo chiedere ancora?).
Il primo maggio, dopo una lunga passeggiata in bici con Nuccio, siamo arrivati nuovamente li, sull'Isola, ed ad accoglierci abbiamo trovato un concerto di band rock locali, un chiosco con salamelle e birre, ed un bel po di gente.
Era soltanto a metà del nostro percorso lungo un'infinita pista ciclabile. Da Gessate, sulle rive del Naviglio ci aveva portato fino a Fara Gera D'Adda, lungo le rive dell'Adda nuovamente, mentre sulla nostra destra gente festeggiava cucinando sulla brace chili di carne.
Ieri sono passato da Trezzo D'Adda, ed altro stupore si è aggiunto.
Una serie di scoperte di luoghi inaspettati che hanno acceso la mia fantasia. Ho fatto un pò di foto, ma non è il momento di pubblicarle. Meglio lasciar spazio alla vostra immaginazione.
Al ritorno a casa ho scoperto che la pista ciclabile prosegue a lungo e da Milano, dopo 75 km, giunge fino a Lecco, sul lago di Como, sempre costeggiando il fiume. Il prossimo obiettivo sarà percorrerla tutta. Sempre se il torcicollo che da una settimana mi prende, mi lascia e mi riprende, si deciderà di lasciarmi in pace.

venerdì 1 maggio 2009

Vai Fabio, massacralo!

Ho come l'impressione che certe alzate di testa di personaggi solitamente attenti a non schierarsi troppo siano testimonianza di una misura colma.
In assenza di personaggi carismatici dobbiamo affidarci alla Bignardi e a Fabio Volo?



Aggiornamento: perfino Vasco è piuttosto incazzato al concerto del primo Maggio. Si sta svegliando anche lui?

Questo è l'andazzo

Oramai è chiaro che il flusso seguito da queste pagine è inversamente proporzionale all'intensità delle mie giornate.
Giorni in cui tracima di pubblicazioni e in cui io stesso metto un freno e giorni di astinenza quasi totale, in cui non riesco a mettere in fila due righe.
Penso a quelle giornate come ad un vaso che si va riempiendo e al quale non si può chiudere il rubinetto in alcun modo, in cui la vita da posto all'esperienza. Quel vaso poi si colma fino a tracimare e a quel punto viene voglia di svuotarsi e tornare qui a scrivere.
Non può esistere periodicità.

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