Un vecchio adagio recita che noi leggiamo giornali e ascoltiamo trasmissioni che dicono cosa vogliamo sentirci dire.
Se siamo impauriti abbiamo bisogno di ascoltare che le nostre città sono pericolose, piene di delinquenti e di insicurezze.
Se siamo arrabbiati con il governo godiamo nel vedere le gaffe del premier, nel vedere evidenziati i suoi errori.
E' una consuetudine che possiamo osservare in ognuno di noi. Siamo cosi chiusi nelle nostre convinzioni, che alimentiamo continuamente, che nessuno potrà scalfire, sicuri di essere depositari della chiave per la porta delle verità.
Quando osservo la situazione politica qui in Italia e provo a comprendere le ragioni per cui comportamenti che per me sono inammissibili vengono invece accettati da molti miei compaesani, non ne trovo ragione.
Cerco qualche interlocutore che mi provi a spiegare l'origine delle sue convinzioni ma non lo trovo, ed i miei dubbi rimangono tali.
Qualche giorno fa leggevo in un'intervista a Roberto Alajmo un consiglio saggio a tal proposito:
E ciò che da tempo faccio inserendo tra i miei feed prima il Giornale, poi Libero ed ultimamente il Foglio. Spesso mi viene il voltastomaco, soprattutto come i primi due, nel vedere ragionamenti pretestuosi che altrove, dove dicono ciò che voglio sentirmi dire, non trovo. Quand'è cosi chiudo e vado avanti.
Altre volte trovo ragionamenti, editoriali e reportage che aprono spazi alla comprensione, e a volte portano i miei pensieri verso percorsi che altrimenti non avrei esplorato. Quand'è cosi rimango interdetto qualche giorno, e sento i miei ragionamenti aggrovigliarsi senza riuscire a trovare una scappatoia. In una sensazione di spaesamento neppure del tutto spiacevole. Un passo avanti, forse, nella comprensione.
Se siamo impauriti abbiamo bisogno di ascoltare che le nostre città sono pericolose, piene di delinquenti e di insicurezze.
Se siamo arrabbiati con il governo godiamo nel vedere le gaffe del premier, nel vedere evidenziati i suoi errori.
E' una consuetudine che possiamo osservare in ognuno di noi. Siamo cosi chiusi nelle nostre convinzioni, che alimentiamo continuamente, che nessuno potrà scalfire, sicuri di essere depositari della chiave per la porta delle verità.
Quando osservo la situazione politica qui in Italia e provo a comprendere le ragioni per cui comportamenti che per me sono inammissibili vengono invece accettati da molti miei compaesani, non ne trovo ragione.
Cerco qualche interlocutore che mi provi a spiegare l'origine delle sue convinzioni ma non lo trovo, ed i miei dubbi rimangono tali.
Qualche giorno fa leggevo in un'intervista a Roberto Alajmo un consiglio saggio a tal proposito:
"Non compro più il giornale ma consiglio ai direttori dei giornali di fare un esperimento: affidare quotidianamente una pagina della propria testata a una testata diametralmente opposta. Così i lettori di Repubblica troverebbero nel loro quotidiano una pagina scritta da quelli di Libero e viceversa."
Altre volte trovo ragionamenti, editoriali e reportage che aprono spazi alla comprensione, e a volte portano i miei pensieri verso percorsi che altrimenti non avrei esplorato. Quand'è cosi rimango interdetto qualche giorno, e sento i miei ragionamenti aggrovigliarsi senza riuscire a trovare una scappatoia. In una sensazione di spaesamento neppure del tutto spiacevole. Un passo avanti, forse, nella comprensione.
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