Frammentare le notizie in maniera tale da portare avanti una certa linea politica o editoriale, si sa, è una delle tecniche più note usate dalla stampa per spostare l'opinione pubblica su certi temi.
La superficialità della quale siamo intrisi un pò tutti noi, la supponenza con la quale ogni notizia alimenta le nostre convinzioni, fanno da ceppo portante a questo tipo di giornalismo.
Del resto anche l'estrema quantità di notizie di cui siamo invasi rende impossibile altro se non la semplice constatazione della notizia, che lascia poco spazio all'approfondimento personale.
Quando si parla di politica si tende spesso a sottolineare questi dettagli, mettendo in luce la faziosità del giornale e del giornalista e la complessità dei meccanismi dell'informazione, e molti blogger basano su questa loro attenzione la loro fortuna.
La superficialità della quale siamo intrisi un pò tutti noi, la supponenza con la quale ogni notizia alimenta le nostre convinzioni, fanno da ceppo portante a questo tipo di giornalismo.
Del resto anche l'estrema quantità di notizie di cui siamo invasi rende impossibile altro se non la semplice constatazione della notizia, che lascia poco spazio all'approfondimento personale.
Quando si parla di politica si tende spesso a sottolineare questi dettagli, mettendo in luce la faziosità del giornale e del giornalista e la complessità dei meccanismi dell'informazione, e molti blogger basano su questa loro attenzione la loro fortuna.
Nei giorni scorsi si è alimentata facilmente la polemica a proposito delle dichiarazioni sull'Aids del Papa durante la visita in Africa, ed anch'io, piuttosto infastidito, ho avuto modo di criticare quelle dichiarazioni. Le ho viste tremendamente pericolose, alla luce della tragica situazione Africana. E cosi ho sentenziato, anch'io, senza approfondire.
Quando oggi, durante l'omelia, il celebrante è tornato su questo tema, il mio fastidio era tornato, certo di un'inevitabile difesa d'ufficio.
E cosi del resto è stato. Ho cosi ascoltato il suo ragionamento ed in particolar modo la rilettura dell'intervista da cui tutte le polemiche sono sorte. Ascoltavo e in me s'instillava il dubbio. Cosi arrivato a casa sono andato a cercare la fonte originale sulla rete:
Quando oggi, durante l'omelia, il celebrante è tornato su questo tema, il mio fastidio era tornato, certo di un'inevitabile difesa d'ufficio.
E cosi del resto è stato. Ho cosi ascoltato il suo ragionamento ed in particolar modo la rilettura dell'intervista da cui tutte le polemiche sono sorte. Ascoltavo e in me s'instillava il dubbio. Cosi arrivato a casa sono andato a cercare la fonte originale sulla rete:
Domanda: Santità, tra i molti mali che travagliano l'Africa, vi è anche e in particolare quello della diffusione dell'Aids. La posizione della Chiesa cattolica sul modo di lottare contro di esso viene spesso considerata non realistica e non efficace. Lei affronterà questo tema, durante il viaggio? Très Saint Père, Vous serait-il possible de répondre en français à cette question?
(Viene riportata di seguito la risposta trascritta da Radio Vaticana):
Papa: Lei parla bene italiano … Dunque, io direi il contrario. Penso che la realtà più efficiente, più presente, più forte della lotta contro l’Aids sia proprio la Chiesa cattolica, con i suoi movimenti, con le sue diverse realtà. Penso alla Comunità di Sant’Egidio che fa tanto – visibilmente e anche invisibilmente – per la lotta contro l’Aids, ai Camilliani, tante altre cose, a tutte le suore che sono a disposizione dei malati …
Direi che non si può superare questo problema dell’Aids solo con soldi. Sono necessari, ma se non c’è l’anima che li sappia applicare, non aiutano, non si può superare con la distribuzione di preservativi: al contrario, aumentano il problema.
La soluzione può essere solo una duplice: la prima, una umanizzazione della sessualità, cioè un rinnovo spirituale e umano che porti con sé un nuovo modo di comportarsi l’uno con l’altro, e secondo, una vera amicizia anche e soprattutto per le persone sofferenti, una disponibilità, anche con sacrifici, con rinunce personali, per essere con i sofferenti. E questi sono i fattori che aiutano e che portano con sé anche veri e visibili progressi.
Perciò, direi questa nostra duplice forza di rinnovare l’uomo interiormente, di dargli forza spirituale e umana per un comportamento giusto nei confronti del proprio corpo e dell’altro, e questa capacità di soffrire con i sofferenti, di rimanere presente nelle situazioni di prova. Mi sembra la giusta risposta, e la Chiesa fa questo e così offre un contributo grandissimo ed importante. Ringraziamo tutti coloro che lo fanno.
Il punto di vista è quindi ben differente. Una cosa è dire esclusivamente che i preservativi non servono a niente, e quindi far passare il messaggio della loro inutilità, ed un'altra sostenere che da soli non bastano. E che anzi peggiorano la situazione perchè, se non posti in parallelo ad un'educazione alla sessualità e al rispetto di se stessi e degli altri, possono soltanto creare il terreno fertile sul quale queste malattie alimentarsi. Del resto è la promiscuità sessuale quel terreno e la Chiesa in questo campo non fa altro che portare avanti la convinzione che un pò tutti abbiamo, anche dalle nostre esperienze personali. E cioè che non rappresentino la via personale per la felicità, e che, pur nella gioia istantanea, alla lunga svuotino.
Non si tratta qui di illuminazioni sulla via di Damasco ma di semplici constatazioni e approfondimenti che un pò tutti dovremmo applicare sulle nostre opinioni. Sempre se non preferiamo vivere di certezze inamovibili.
2 commenti:
Grazie di essere andato a cercare l'intervista. Ne parlavo proprio ieri sera con alcuni amici... mio padre mi aveva già fatto notare di alcune inesattezze portate avanti dai giornali rispetto al messaggio originale, ma adesso è ancora più chiaro.
Che schifo la strumentalizzazione delle informazioni. I giornalisti non capiscono minimamente il danno che fanno pur di vendere quel milione di copie in più.
Ciao,
Emanuele
Almeno cerchiamo di resistere a questa superficialità per quanto possibile!
Ciao!
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