"Io anelo alla mia terra, nella cui polvere si sono consunte le membra e le ossa dei miei. Ricordo la Sicilia, e il ricordo viene dal dolore che mi travaglia. Ma se fui bandito da un paradiso come posso io darne informazioni"

domenica 6 febbraio 2011

Una settimana

Torno a Milano, oggi. C'è una luce intensa, quando scendo le scalette dell'aereo. L'inverno sembra essere stato deciso, oggi, nel farsi da parte. Mi ha concesso questo regalo, o almeno mi piace pensare sia così.
Mi è tornato in mente, in questi giorni, quel monologo, in quel piccolo film con Kevin Spacey, in cui si dispensavano consigli per una vita felice.
Quel passaggio in particolare in cui diceva:
Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un'equazione algebrica.
I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.

E' stato un lunedì, per me.
E sono entrato in confusione, non sono riuscito a prenotare un biglietto in maniera decente, ho smesso di lavorare.
Gestire le proprie emozioni è una faccenda sfacciatamente difficile in certe occasioni. Mastichi male nel pensare tuo padre il giorno dopo sotto i ferri, quando poi, non te l'aspetti affatto. E' un'idea alla quale non sei mai sufficientemente pronto.


Palermo mi ha accolto con la notte nella quale, nel silenzio, si condividevano ansie fino a quel momento frammentate.
Aspettando la mattina nella quale vederlo, e rassicurarlo, per quanto possa essere possibile.
Da li in poi, è tutto uno strano effetto. Le ore, naturalmente, diventano interminabili. Le parole passano inascoltate. Nei movimenti dei medici e degli infermieri che ti passano davanti cerchi di leggere delle risposte. Le gambe diventano rigide, nel girare tra i corridoi per sciogliere le fibre dei tuoi nervi.
Potresti esplodere da un momento all'altro, lo senti, ma non è questo, il momento.
La sera, la possibilità di vederlo, dormire nella sua lettiga, uno per volta, mi raccomando, fate silenzio. Ve lo concedo, ma non esagerate.
Che poi, l'ho detto, è quella la felicità. Sentire il giorno dopo quella voce, dire frasi senza senso.

Adesso non importa più nulla. I giorni stanno passando. Le sue forze stanno ritornando, come se stesse rinascendo, di ora in ora.
Ed io sono tornato in questa casa.
Attenderò fino a Venerdi adesso per avere il mio regalo di compleanno per intero.
Ma tu vedi poi cosa non ci si inventa per stare insieme, quel giorno li.

1 commento:

Emanuele ha detto...

Sono davvero felice per te Mauro.
Ciao,
Emanuele

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