Dovete pur capirli. La beneficenza sta nelle lacrime versate ai funerali di stato, nelle visite alle vittime sotto l'occhio delle telecamere.
Eppure i leghisti son brava gente. Fanno perfino di tutto per far suonare Springsteen a Roma.
Sono capaci di indignarsi per vignette, battute ed inchieste. Urlano e tuonano contro Roma Ladrona. Ma hanno il terrore di staccarsene, hanno paura di non contare più nulla nella politica Italiana. Sono capaci per questo di ricattare un governo che più stabile non si può. Non chiedetegli poi di partecipare ad un referendum lealmente. Hanno bisogno di aspettare che la gente corra al mare, stanca di tre tornate elettorali consecutive. Non sono nemmeno capaci di farla una battaglia, che poi anche a Berlusconi converrebbe levarseli di mezzo.
Ci chiedono cinque euro ciascuno, a me a te, a tuo fratello, al tuo vicino di casa, per sopravvivere. Ai voglia a dir di mandare sms per gli abruzzesi, quando potremmo benissimo depositare 400 miliardi d'euro in un sol colpo.
Che poi cos'è che gli da cosi fastidio?
Ho capito qualcosa in più leggendo quest'articolo che provo a sintetizzarvi.
Nel referendum ci sono tre punti, due dei quali abbastanza simili e legati alla legge elettorale, che prevede di assegnare il premio di maggioranza non più alla coalizione che ha avuto più voti ma al partito. Questo avrebbe il beneficio di generare un sistema bipartitico, riducendo il numero di partiti in gioco, ed evitando che lo scettro del potere della politica possa essere posto nella mano di piccoli partiti pronti a sventolare come bandiere a seconda delle occasioni. Mastella docet, insomma.
Sembrava questa una cosa impossibile a realizzarsi, tanto da proporre la raccolta firme pro referendum ma di fatto, con la nascita del Pd e la conseguente unione FI-AN, è già divenuta realtà. Il referendum però evidenzierebbe la situazione relegando partiti come la Lega, o l'Mpa, ad un ruolo secondario, che le nega il ruolo di ago della bilancia cosi desiderato in Italia. O le costringerebbe ad un accorpamento a partiti più grossi, negandone cosi la forte identità che le caratterizza.
"Se si fosse votato con il meccanismo referendario, nel 2008, il Pdl di Berlusconi e Fini avrebbe ottenuto da solo la maggioranza parlamentare (340 deputati) garantita dal "premio" in seggi. Se però Veltroni e Di Pietro avessero presentato una lista unica, anziché due apparentate, avrebbero conquistato loro quei 340 seggi, sia pure con un vantaggio risicatissimo sul Pdl (37,6 per cento contro 37,4)."
Eppure i leghisti son brava gente. Fanno perfino di tutto per far suonare Springsteen a Roma.
Sono capaci di indignarsi per vignette, battute ed inchieste. Urlano e tuonano contro Roma Ladrona. Ma hanno il terrore di staccarsene, hanno paura di non contare più nulla nella politica Italiana. Sono capaci per questo di ricattare un governo che più stabile non si può. Non chiedetegli poi di partecipare ad un referendum lealmente. Hanno bisogno di aspettare che la gente corra al mare, stanca di tre tornate elettorali consecutive. Non sono nemmeno capaci di farla una battaglia, che poi anche a Berlusconi converrebbe levarseli di mezzo.
Ci chiedono cinque euro ciascuno, a me a te, a tuo fratello, al tuo vicino di casa, per sopravvivere. Ai voglia a dir di mandare sms per gli abruzzesi, quando potremmo benissimo depositare 400 miliardi d'euro in un sol colpo.
Che poi cos'è che gli da cosi fastidio?
Ho capito qualcosa in più leggendo quest'articolo che provo a sintetizzarvi.
Nel referendum ci sono tre punti, due dei quali abbastanza simili e legati alla legge elettorale, che prevede di assegnare il premio di maggioranza non più alla coalizione che ha avuto più voti ma al partito. Questo avrebbe il beneficio di generare un sistema bipartitico, riducendo il numero di partiti in gioco, ed evitando che lo scettro del potere della politica possa essere posto nella mano di piccoli partiti pronti a sventolare come bandiere a seconda delle occasioni. Mastella docet, insomma.
Sembrava questa una cosa impossibile a realizzarsi, tanto da proporre la raccolta firme pro referendum ma di fatto, con la nascita del Pd e la conseguente unione FI-AN, è già divenuta realtà. Il referendum però evidenzierebbe la situazione relegando partiti come la Lega, o l'Mpa, ad un ruolo secondario, che le nega il ruolo di ago della bilancia cosi desiderato in Italia. O le costringerebbe ad un accorpamento a partiti più grossi, negandone cosi la forte identità che le caratterizza.
"Se si fosse votato con il meccanismo referendario, nel 2008, il Pdl di Berlusconi e Fini avrebbe ottenuto da solo la maggioranza parlamentare (340 deputati) garantita dal "premio" in seggi. Se però Veltroni e Di Pietro avessero presentato una lista unica, anziché due apparentate, avrebbero conquistato loro quei 340 seggi, sia pure con un vantaggio risicatissimo sul Pdl (37,6 per cento contro 37,4)."
Una realtà che fa paura, lo capisco. Molto più che le scosse di un terremoto a mille chilometri dalle proprie villette. Fa paura a Bossi, Lombardo, e anche a quei micro partiti a sinistra del Pd che, zitti zitti, si trovano solidali in questa battaglia.
C'è poi il terzo punto. Il divieto di candidarsi a più circoscrizioni, dando una possibilità in più di selezione dei politici ed evitando la scandalosa possibilità a seconde scelte, coperte da nomi di portata nazionale, di essere eletti senza alcun merito e pochi voti. Si eviterebbe di vedere in 27 circoscrizioni i soliti nomi (alle scorse elezioni Berlusconi, Fini, Di Pietro, Veltroni, Casini, Bossi) mettersi a muro davanti a nomi che non sono rappresentanza di nessuno, se non della stessa classe politica che cosi può portare in Parlamento amici e parenti sempre utili nella loro obbedienza e ossequienza verso il proprio capo.
Tutti quesiti chiari, su cui si dovrebbe dar battaglia senza nascondersi in ricatti. Su cui il Pd dovrebbe dar battaglia convincendo, oltre l'indignazione di oggi, il 51% degli Italiani nell'andare a votare, quel giorno, qualunque esso sia.
E smascherando le parole e le immagini ipocrite nei volti intristiti di certi politicanti.
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