Ma dai, è già passata una settimana, mi dico.
E mi sembra già di essermi buttato alle spalle buona parte delle paure che fino a qualche mese fa toglievano serenità alle mie giornate. Scegliere il cambiamento credo sia stata la mossa giusta, nel periodo giusto. Non ho molti elementi per giudicare, ma se posso semplicemente basarmi sulle sensazioni, basterebbe fare il confronto del primo giorno di lavoro. Quando ho cominciato a lavorare in Cedacri ho subito avvertito che non sarei stato bene lì dentro, il silenzio dell'ufficio, l'accoglienza, la poca disponibilità nell'addestrarmi alle mie mansioni da subito avevano già dato i loro segnali, e per questo uscito da li dentro ero quasi disperato. Disperato forse è un'esagerazione, ma avevo da poco cambiato un lavoro che non mi soddisfaceva e partivo pieno di buoni propositi. Poi con il tempo le sensazioni si sono trasformate in fatti e l'insofferenza si è trasportata per l'intero anno, nonostante i legami che nel tempo si sono creati in ufficio. Alla fine mi ero anche abituato all'uso comune, riuscivo a far passare il mio tempo in quelle mansioni, ma non pensavo di aver poter durare a lungo. Il lavoro era noioso e di routine, gli stimoli erano infimi e le opportunità di crescita che intravedevo molto molto basse. Le giornate trascorrevano cosi molto lente, mentre la mia mente cercava una via di scampo reale. Potevo anche rassegnarmi ad un lavoro che non mi soddisfaceva e che comunque mi permetteva di vivere da solo, ma non poteva bastarmi. Avevo, ed ho, la necessità di pormi degli obiettivi continui ed ho la consapevolezza che l'abitudine a poco a poco sia più letale di un colpo di cannone. Non volevo questo.
Capii allora che fino a quel momento ero stato vittima di scelte casuali, votate alla mancanza di un chiaro obiettivo a cui mirare. Avevo cominciato a lavorare con la consapevolezza della difficoltà attuali del mondo del lavoro, per cui avevo accettato tra le varie offerte quella che sembrava migliore. Mi ero accorto ben presto che non era quello che volevo fare e, cambiando, speravo di trovare qualcosa di più interessante, mirando però ad un bersaglio ad occhi chiusi. Come potevo pensare di fare centro?
Penso sia tutto cambiato nel momento in cui ho scelto di re-impossessarmi delle mie decisioni, di riprendere io ad essere l'autista di questo tram, e smetterla di essere un passeggero distratto. Cominciai cosi ad individuare il campo d'azione in cui muovermi, anche con fallimenti continui dettati dall'insicurezza nello scegliere la giusta strada, ma ciò nonostante mi ero rimesso in cammino. In quel periodo mi sono messo in contatto con professori universitari e dottorandi, li ho incontrati nei loro uffici a Parma come a Milano, ho ascoltato i loro suggerimenti e così ho cercato di mettere a fuoco il bersaglio a cui puntare. Avere obiettivi chiari rende tutto più facile, non era questo uno degli insegnamenti di Randy Pausch? Non è mai stato semplice per me prendere decisioni, vorrei tante volte afferrare il mondo intero e per questo forse, in passato, era stato cosi difficile. Non ho mai amato molto quelli cosi sicuri dei propri obiettivi, cosi sicuri nelle proprie convinzioni. Ma per me non poteva più essere cosi.
Le conseguenze di questi miei pensieri poi si sono evolute piuttosto velocemente, e tutto ha cominciato a girare per il verso giusto, conducendomi in poco tempo a questa scelta. Il nuovo colloquio, la proposta di lavoro, la decisione di cambiare, l'estate e poi il nuovo inizio, di cui sono entusiasta come non mai dalla fine dell'università. Poi si vedrà, vedremo.
Lo so, la vita è fatta di momenti, momenti in cui tutto sembra cosi nero da non vederne l'uscita, e in cui tutto si complica continuamente. Momenti invece in cui semplici avvenimenti danno la sensazione di un'inversione di marcia e da quel momento tutto sembra girare come desideravi. Sono fasi, presumo come quelle della luna. Passano, lo so, se la Terra continua a girare in questo modo.
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