Il giornale era li poggiato su quella panca fatta di pali di castagno e legature.
I capi Reparto erano appena tornati dal paese in cui si recavano per comprare le provviste necessarie per ogni giorno di campo. Non sorridevano come sempre. Ci lasciarono liberi di giocare e continuare nelle nostre goliardate adolescenziali.
Gaspare iniziò a fumare sul retro della tenda mentre i più piccoli si inseguivano lanciandosi sassolini ed acqua. Altri si misero a giocare a roverino, in quell'atmosfera sospesa nella quale beatamente sguazzavamo. Salvo ad un certo punto tirò quel cerchio di corda fin li, su quella panca dove Angela stava per raccogliere il giornale. Toccò a me recuperarla e avvicinandomi non potei fare a meno di guardare quella prima pagina.
Angela mi guardò e poi, tra gli occhi lucidi, ci raccontò quello che era successo e che li, lontano da Palermo, non potevamo sapere.
L'avevamo conosciuto un mese prima in quella veglia che da piazza Magione si snodò fino a riempire pienamente la chiesa di San Domenico. Ricordavo di quella serata le luci lungo via Roma, la piccola resistenza elettrica donataci, ma non riuscivo a ricordare quelle parole con cui ci aveva salutato. Il messaggio lasciatoci. Aurelio, il nostro capo ce le ricordò.
Ci scoprimmo tutti quanti a guardare le nostre piccole resistenze.
Vivemmo cosi, da lontano, il boato di quei giorni d'estate palermitana.
Dopo tutto questo tempo, quella piccola resistenza la conserviamo ancora?
P.s. Questo post è anche su Palermo Blogolandia.
Gaspare iniziò a fumare sul retro della tenda mentre i più piccoli si inseguivano lanciandosi sassolini ed acqua. Altri si misero a giocare a roverino, in quell'atmosfera sospesa nella quale beatamente sguazzavamo. Salvo ad un certo punto tirò quel cerchio di corda fin li, su quella panca dove Angela stava per raccogliere il giornale. Toccò a me recuperarla e avvicinandomi non potei fare a meno di guardare quella prima pagina.
Angela mi guardò e poi, tra gli occhi lucidi, ci raccontò quello che era successo e che li, lontano da Palermo, non potevamo sapere.
L'avevamo conosciuto un mese prima in quella veglia che da piazza Magione si snodò fino a riempire pienamente la chiesa di San Domenico. Ricordavo di quella serata le luci lungo via Roma, la piccola resistenza elettrica donataci, ma non riuscivo a ricordare quelle parole con cui ci aveva salutato. Il messaggio lasciatoci. Aurelio, il nostro capo ce le ricordò.
Ci scoprimmo tutti quanti a guardare le nostre piccole resistenze.
Vivemmo cosi, da lontano, il boato di quei giorni d'estate palermitana.
Dopo tutto questo tempo, quella piccola resistenza la conserviamo ancora?
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2 commenti:
Si che la conservo ancora! La conservo nel fazzolettone, ma la custodisco nel mio cuore e mi sforzo di renderla viva con i mie gesti!
E chi la perderà mai! Ne ho altre due per la verità, una me la regalò Rita Borsellino ad un S.Paolo, era il mio primo anno di università...Un'altra, lo scorso anno a Fondo Micciulla per il giorno della memoria...
E' difficile tradurre nella vita quel significato. Quella città, in quei giorni, era un ribollire di rabbia. Con il passare del tempo quella rabbia è svanita e la disillusione dei giorni sempre uguali ne ha spento una parte. Cosa ci vorrà risvegliare quella parte dormiente?
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