Cambiamenti anche reali stanno avvenendo, un vento nuovo sembra muoversi, ma tante delle parole che si sprecano in questi giorni diventeranno fumo dopo le elezioni. Il pensiero più frequente è quello che occorre far passare la tempesta e cavalcare l’onda di questi sentimenti in questo momento, perché la gente si tranquillizzerà. E in quel momento tornerà tutto come prima.
Non è il pessimismo a dettare queste mie parole ma una semplice osservazione della natura umana. La democrazia che ci vantiamo di esportare sarà anche il miglior sistema possibile ma sicuramente non è perfetto, proprio perché il meccanismo della delega ci rende come tanti Ponzio Pilato e ci fa disinteressare della res pubblica investendo il politicante di turno di un potere enorme.
E quando si ha potere è difficile farne a meno. Non è demagogia. Quando si ha quel potere bisogna continuare a perpetrarlo per quanto tempo possibile perché ai privilegi acquisiti è difficile rinunciare. Si badi bene, non è un discorso che relego soltanto alla politica. Riguarda tutti noi nel contesto in cui viviamo. Perché i politici non sono ne meglio ne peggio di tutti noi.
Ma allora quali sono le soluzioni a questo? Siamo destinati a lamentarci impotentemente dei politici che rubano, dei loro stipendi faraonici?
Probabilmente si. O no. Perché se ci sono dei limiti che non debbono essere superati ed è compito degli elettori rivendicarli. Noi elettori dovremmo avere il dovere di coltivare una coscienza critica nei confronti di chi ci governa. Di informarci per non essere succubi. Tanto più oggi in cui esistono tanti strumenti che ci consent0no di approfondire e conoscere i fatti con molta più facilità rispetto al passato. Se c’è qualcosa di positivo che è venuta da internet è proprio questo. La possibilità di mettere in contatto persone anche molto lontane e condividere idee, metterle insieme, sviluppare progetti, amplificare notizie e permettere cosi il loro diffondersi. Senza filtri e senza censure. Rendendo il cittadino realmente attivo. Parlando così realmente di democrazia partecipata. Perché il mezzo consente di avvicinare agli stessi politici, checché se ne dica, se essi sono in grado di rispondere a questa richiesta. Oggi posso per esempio entrare nel blog di Gianfranco Miccichè o di Di Pietro e dirgli quello che penso, cosa che sicuramente non potevo fare in passato, proprio perché sono stati eliminati dei filtri. Posso mettermi in contatto con gente che la pensa come me, creare una rete che poi può trasformarsi in qualcosa di praticamente costruttivo.
E lo posso fare anche in pochi minuti, basta mezz’ora o poco più al giorno di questa pratica, negli interstizi della giornata. E poi non ho più bisogno più di andare a comprare dieci giornali al giorno per informarmi spendendo un patrimonio.
Recepire questa sfida può dare una spinta nuova alla politica. Proprio per questo non dobbiamo aspettarci una risposta da essa, perché la risposta deve venire da noi, abbandonando gli atteggiamenti apatici e assumendo un modo di fare costruttivo. Come diceva JFK “non chiedere cosa la politica può fare per te, ma cosa tu puoi fare per la politica”.
4 commenti:
come disse un grande scienziato o filosofo(maledizione alla mia memoria) due sole cose sono infinite "l'universo e l'ignoranza' e della prima non sono sicuro
I politici....Magnoni
ben detto, condivido! Basterebbe mezz'ora di esercizi democratici al giorno per migliorare questa sfocata rappresentatività. Almeno questo ce lo dobbiamo!
per Alessandro, era il grande Albert (Einstein) ;-)
La libertà è partecipazione; la politica siamo noi nelle nostre scelte e noi votiamo ogni volta che scegliamo, che prendiamo posizione, oppure no...
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