Uno dei peggiori abbagli degli ultimi mesi riguarda Tonino Di Pietro.
L'ex magistrato si presenta estremo baluardo della giustizia in Italia, l'unico che combatte a piè spinto il leader maximo, contrappuntando ad ogni proposta senza discernimento. Puro e duro.
Capace di conquistare le masse allo stesso modo del suo acerrimo nemico, sulla sponda opposta, cavalcando l'onda di quella che chiamano antipolitica, i V-day di Grillo. Integralista quanto basta per conquistare ampi spazi nell'elettorato deluso dalla sinistra Italiana, in perenne attesa di un rinnovamento sempre atteso. E ciò nonostante si professi vicino alla destra, su alcuni argomenti che stanno a cuore della gente, come sondaggio comanda.
Dal linguaggio ricercatamente caricaturale, e per questo comprensibile.
Verrebbe da infatuarsene, con la simpatia che emana.
Eppure mi sembra quanto mai simile al suo alter ego. Come lui leader unico al comando di un partito sua stessa estensione. Come lui populista. Inseguitore del consenso.
Mi ha fatto accendere la miccia vedere le sue candidature alle Europee. Di Pietro girls, hostess pasionarie, giudici come De Magistris televisivamente noti (sul mio disappunto alla sua candidatura avevo già detto). Ed infine lui candidato ovunque, come Bossi,come Casini, Fini e Berlusconi. Nonostante abbiano un mandato in corso e non andrebbero mai a Bruxelles. Facendo andare piuttosto gente non votata da nessuno e dimostrando una serietà che in ogni paese civile esiste e che qui invece diventa maniera furbesca per ottenere consensi.
Lo spunto poi più triste va alle critiche per la candidatura di Rosario Crocetta nelle liste del Pd in Sicilia, unico candidato con un mandato in corso in quelle liste. Critiche inopportune vista la caratura del personaggio in questione e le battaglie compiute in questi anni all'interno del comune di Gela.
Critiche che si sono levate anche all'interno del partito stesso, ma a cui ha risposto lo stesso sindaco con una lettera di risposta ad un blogger palermitano. Una risposta quanto mai attuale, viste le intimidazioni di questi giorni. E che dovrebbe far riflettere sulla caratura di Di Pietro piuttosto, e su future alleanze da tenere a distanza.L'ex magistrato si presenta estremo baluardo della giustizia in Italia, l'unico che combatte a piè spinto il leader maximo, contrappuntando ad ogni proposta senza discernimento. Puro e duro.
Capace di conquistare le masse allo stesso modo del suo acerrimo nemico, sulla sponda opposta, cavalcando l'onda di quella che chiamano antipolitica, i V-day di Grillo. Integralista quanto basta per conquistare ampi spazi nell'elettorato deluso dalla sinistra Italiana, in perenne attesa di un rinnovamento sempre atteso. E ciò nonostante si professi vicino alla destra, su alcuni argomenti che stanno a cuore della gente, come sondaggio comanda.
Dal linguaggio ricercatamente caricaturale, e per questo comprensibile.
Verrebbe da infatuarsene, con la simpatia che emana.
Eppure mi sembra quanto mai simile al suo alter ego. Come lui leader unico al comando di un partito sua stessa estensione. Come lui populista. Inseguitore del consenso.
Mi ha fatto accendere la miccia vedere le sue candidature alle Europee. Di Pietro girls, hostess pasionarie, giudici come De Magistris televisivamente noti (sul mio disappunto alla sua candidatura avevo già detto). Ed infine lui candidato ovunque, come Bossi,come Casini, Fini e Berlusconi. Nonostante abbiano un mandato in corso e non andrebbero mai a Bruxelles. Facendo andare piuttosto gente non votata da nessuno e dimostrando una serietà che in ogni paese civile esiste e che qui invece diventa maniera furbesca per ottenere consensi.
Lo spunto poi più triste va alle critiche per la candidatura di Rosario Crocetta nelle liste del Pd in Sicilia, unico candidato con un mandato in corso in quelle liste. Critiche inopportune vista la caratura del personaggio in questione e le battaglie compiute in questi anni all'interno del comune di Gela.
Caro Sergio,
Nel 2011, non sarò più sindaco… e poi, per una persona come me condannata a morte dalla mafia
come finisce?
Io l’ho messo in conto.
Ma non si scherza con una persona esposta come sono io.
Veltroni mi propose la candidatura alle europee. Io dissi no. Ma il PD l’annunciò lo stesso.
Adesso cosa penseranno le cosche? Ritieni che penseranno alle incompatibilità oppure penseranno che la politica mi ha scaricato?
Se non mi si doveva candidare non bisognava annunciare la mia candidatura.
Un’esperienza come quella di Gela deve avere uno sbocco più ampio, deve essere generalizzata.
Ciao, Rosario
Abbandonare Crocetta significherebbe forse condannarlo ad un oblio pericolosissimo. Per questo credo che le eccezioni debbano esistere, nonostante sostenga che la scelta del Pd sia la via corretta per ridare serietà alla politica.
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