Mentre la notizia scivola in fondo alle homepage dei giornali Italiani, ancora una breve considerazione su quanto avviene nel golfo del Messico.
Nonostante la compagnia incriminata cerca di dare un tocco di trasparenza mettendo online l'immagine di una delle due falle, poca chiarezza viene fatta sulle cause del disastro.
Si parla di due valvole di sicurezza non installate e di perforazioni oltre i limiti concessi, nonchè di test di sicurezza non superati il giorno stesso dell'incidente.
Riguardo alle valvole di sicurezza, di cui una prevista per legge, rimane inspiegabile il motivo per il quale un impianto che estrae petrolio per un importo di 400.000 $ al giorno non trovi il modo di adeguarsi ad una norma già utilizzata dall'Eni, ad esempio, da più di dieci anni.
Operazione che avrebbe consentito una chiusura istantanea della valvola in caso di un ESD (Emergency Shutdown), che avrebbe quindi bloccato la fuoriscita della miscela gas - petrolio a valle della falla.
Tutto a fronte di una spesa non esorbitante ma che avrebbe richiesto una fermata dell'impianto almeno per un paio di giorni, evento inconcepibile per chi ha in gestione la piattaforma.
Perchè, parliamoci chiaro, l'unico vero motivo per il quale molto spesso queste operazioni di manutenzione e di integrazione non vengono eseguite risiede proprio nella necessità di interrompere una produzione che deve procedere nel senso del massimo guadagno e di un ritmo che non può essere interrotto.
Per cui, per quanto il gioco di rimpiattino sia cominciato tra le parti in causa, le fondamenta di quanto sta avvenendo sono da ricercare nell'assoluta incapacità della nostra civiltà di rinunciare al petrolio come fonte combustibile, e dei governi nazionali nell'infliggere a tali compagnie multe che siano realmente in grado di disicentivare comportamenti maldestri come quelli perpetuati in questo caso dalla B.P.
Del resto la storia dello sfruttamento petrolifero, tra le molte macchie lasciate dal suo passaggio, è ricca di eventi che dimostrano l'incapacità di governi, che definire deboli è un eufemismo, nel far rispettare delle norme di sicurezza elementari.
Lo racconta in una puntata imperdibile di Report Milena Gabanelli, affrontando la situazione nigeriana, ed in particolare il fenomeno del "gas flaring", della fiamma cioè generata dalla fuoriscita nell'atmosfera del gas naturale (la stessa nube visibile in questo video) , tossica per l'uomo e per l'ambiente e che continua a far parte del panorama visibile in tutto il delta del Niger, nonostante siano presenti norme del tutto ignorate già dal 1979.
O meglio, che soltanto nel 2012 risulteranno attuate. O almeno così si spera.
p.s. il titolo è una sua idea.
Nonostante la compagnia incriminata cerca di dare un tocco di trasparenza mettendo online l'immagine di una delle due falle, poca chiarezza viene fatta sulle cause del disastro.
Si parla di due valvole di sicurezza non installate e di perforazioni oltre i limiti concessi, nonchè di test di sicurezza non superati il giorno stesso dell'incidente.
Riguardo alle valvole di sicurezza, di cui una prevista per legge, rimane inspiegabile il motivo per il quale un impianto che estrae petrolio per un importo di 400.000 $ al giorno non trovi il modo di adeguarsi ad una norma già utilizzata dall'Eni, ad esempio, da più di dieci anni.
Operazione che avrebbe consentito una chiusura istantanea della valvola in caso di un ESD (Emergency Shutdown), che avrebbe quindi bloccato la fuoriscita della miscela gas - petrolio a valle della falla.
Tutto a fronte di una spesa non esorbitante ma che avrebbe richiesto una fermata dell'impianto almeno per un paio di giorni, evento inconcepibile per chi ha in gestione la piattaforma.
Perchè, parliamoci chiaro, l'unico vero motivo per il quale molto spesso queste operazioni di manutenzione e di integrazione non vengono eseguite risiede proprio nella necessità di interrompere una produzione che deve procedere nel senso del massimo guadagno e di un ritmo che non può essere interrotto.
Per cui, per quanto il gioco di rimpiattino sia cominciato tra le parti in causa, le fondamenta di quanto sta avvenendo sono da ricercare nell'assoluta incapacità della nostra civiltà di rinunciare al petrolio come fonte combustibile, e dei governi nazionali nell'infliggere a tali compagnie multe che siano realmente in grado di disicentivare comportamenti maldestri come quelli perpetuati in questo caso dalla B.P.
Del resto la storia dello sfruttamento petrolifero, tra le molte macchie lasciate dal suo passaggio, è ricca di eventi che dimostrano l'incapacità di governi, che definire deboli è un eufemismo, nel far rispettare delle norme di sicurezza elementari.
Lo racconta in una puntata imperdibile di Report Milena Gabanelli, affrontando la situazione nigeriana, ed in particolare il fenomeno del "gas flaring", della fiamma cioè generata dalla fuoriscita nell'atmosfera del gas naturale (la stessa nube visibile in questo video) , tossica per l'uomo e per l'ambiente e che continua a far parte del panorama visibile in tutto il delta del Niger, nonostante siano presenti norme del tutto ignorate già dal 1979.
O meglio, che soltanto nel 2012 risulteranno attuate. O almeno così si spera.
p.s. il titolo è una sua idea.
3 commenti:
Che io sappia, la valvola che andava sostituita costava 500.000$, quindi praticamente un giorno di lavoro della piattaforma. Chissà se d'ora in poi preferiranno perdere quella cifra che ritrovarsi a pagare mille volte di più... (inutile fare il discorso di sensibilità verso l'ambiente perché scommetto che quel problema in certe teste non sarà neanche stato sfiorato lontanamente...).
Ciao,
Emanuele
A proposito dell'incapacità di rinunciare al petrolio come fonte combustibile: da tempo si sente che le fonti alternative "pulite" per muovere le automobili ci sarebbero, ma sarebbero tenute in standby dalle multinazionali del petrolio,
Io non sono molto documentato al riguardo. Qual è la situazione, secondo te ?
Non ne so molto a dire il vero, Antonio, posso dirti però l'idea secondo cui il petrolio stia per finire è un'immensa stupidata. Il mondo è ancora pieno di territori non troppo esplorati ed anche, per dire, in Nigeria, ce ne sarà almeno per altri cento anni.
Detto questo credo sia difficile che riusciremo a vedere qualcosa diverso dai prototipi visti finora.
Le alternative sembrano comunque soffrire di difetti non trascurabili, per cui non sono dell'idea che sia già disponibile qualche motore da lanciare sul mercato e boicottato dai produttori di petrolio.
Antonio, mi mandi la tua mail?
Posta un commento