Cerco di carpirne le storie, di scoprirne il passato, per comprendere le congiunzioni astrali, le improvvise fortune o le follie, da cui ha avuto inizio la loro avventura.
Ascolto le loro storie e mi rendo conto di quanto troppo spesso sia sottovalutata l'importanza delle loro capacità per questo paese, di quanto piuttosto rappresentino la parte più sana della nostra società, attraverso quella voglia di mettersi in gioco per poter giocare le proprie carte senza attendere che nessuno li buttasse dentro.
Troppo spesso bistrattati nel comune pensare perchè messi in ombra dalle ordinarie storie d'ingordigia, ci fanno dimenticare cosa cosa significhi essere un'imprenditore serio, che onora i propri impegni verso i propri dipendenti e verso i propri creditori, che mette in rischio il proprio capitale senza conoscere con esattezza quanto di questo tornerà indietro, che non si fa abbindolare da trappole finanziarie, che ha la necessità di eseguire alla perfezione ogni commessa per guadagnare rispetto e possibilità future.
Una realtà che esiste, e che Dio la benedica.
Sono stato una settimana in giro con uno di loro, il mio capo (che, ve lo assicuro, non legge questo blog, per cui non accusatemi di ruffianeria), e questa cosa qui l'ho compresa fino in fondo. Ho ascoltato le telefonate che ha condiviso con me, i suoi sfoghi per i problemi che di volta in volta si trovava a risolvere, ho cercato di capire come abbia fatto insieme ai suoi soci a far crescere l'azienda in questi anni dalle poche unità iniziali fino alla cinquantina di oggi.
E ho visto una grande determinazione ed una passione, non spiegabile con il puro interesse economico, perchè, ne sono sicuro, in altre posizioni potrebbe godere di maggiori benifici, nonchè di una tranquillità imparagonabile.
Sarà stato il caso, ma poi, una sera, uscendo da un ristorante, proprio vicino alla cassa, ho letto un pensiero di Luigi Einaudi, che perfettamente calzava con quello che girava per la mia testa.
Troppo spesso bistrattati nel comune pensare perchè messi in ombra dalle ordinarie storie d'ingordigia, ci fanno dimenticare cosa cosa significhi essere un'imprenditore serio, che onora i propri impegni verso i propri dipendenti e verso i propri creditori, che mette in rischio il proprio capitale senza conoscere con esattezza quanto di questo tornerà indietro, che non si fa abbindolare da trappole finanziarie, che ha la necessità di eseguire alla perfezione ogni commessa per guadagnare rispetto e possibilità future.
Una realtà che esiste, e che Dio la benedica.
Sono stato una settimana in giro con uno di loro, il mio capo (che, ve lo assicuro, non legge questo blog, per cui non accusatemi di ruffianeria), e questa cosa qui l'ho compresa fino in fondo. Ho ascoltato le telefonate che ha condiviso con me, i suoi sfoghi per i problemi che di volta in volta si trovava a risolvere, ho cercato di capire come abbia fatto insieme ai suoi soci a far crescere l'azienda in questi anni dalle poche unità iniziali fino alla cinquantina di oggi.
E ho visto una grande determinazione ed una passione, non spiegabile con il puro interesse economico, perchè, ne sono sicuro, in altre posizioni potrebbe godere di maggiori benifici, nonchè di una tranquillità imparagonabile.
Sarà stato il caso, ma poi, una sera, uscendo da un ristorante, proprio vicino alla cassa, ho letto un pensiero di Luigi Einaudi, che perfettamente calzava con quello che girava per la mia testa.
Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. È la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l'orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno. Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi.Ce ne dovremmo ricordare più spesso, e se dovrebbero ricordare più spesso i nostri ministri , troppo interessati spesso agli interessi di chi non rispetta le regole della buona imprenditoria.
5 commenti:
Non posso non essere d'accordo con quanto detto. Certa gente investe tutta la sua vita in una azienda che comporta più fatica che altro. E' "l'animo imprenditoriale" forse a spingerli verso scelte così coraggiose (soprattutto nell'Italia di questi giorni).
Ciao,
Emanuele
La loro più grande sofferenza deve essere quella di essere rappresentati da una figlia di papà, altro che "misonofattadasola".
Beh , credo sia proprio vero, di certo non una grande testimone di quella cultura del merito che tanto viene millantata da certi cultori del liberismo.
Cavolo, poi proprio oggi c'è stato quest'avviso fi garanzia
Quale avviso ?
Quello al padre della marcegaglia arrivato oggi
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