Però oggi ho sentito che Google ha detto no, finalmente, a quel colosso economico nel quale ogni altra azienda del mondo vorrebbe finir dentro.
E a me pare un'ottima notizia per il futuro, un segnale che forse, non necessariamente, ogni nazione debba abbassare la testa, in nome di un interesse puramente economico, alla Cina, una delle più grandi dittature ancora presenti al mondo e nella quale le libertà personali vengono calpestate giorno per giorno.
(l'immagine l'ho rubata a lui)
3 commenti:
E' vero quanto dici e son anche convinto che sia un bene questa scelta di Google, però - purtroppo - credo anche che BigG non sia semplicemente una paladina della giustizia ma che due conti se li sia fatti: attivare un sistema di censure come quello era un incremento dei costi non indifferente, soprattutto quando non hai dove riusarlo.
E' un bene che l'abbia reputato un investimento sconveniente, ma non crediamo neanche che Google sia il nuovo Gandhi 2.0.
Ciao,
Emanuele
Non penso che sia il nuovo Gandhi, ma sono felice che anche per un motivo puramente economico, qualcuno sappia dire no.
Comunque la censura è gestita direttamente dalla Cina.
Sono d'accordo con Emanuele, ma la cosa in sé non mi pare scandalosa.
È normale che un'azienda persegua solo il profitto, e non è escluso che dietro questa decisione di Google ci siano anche considerazioni di perdita di credibilità e immagine presso i consumatori occidentali.
Insomma, ben venga questa decisione, ma alla fin fine siamo noi, e non le aziende, a dover fare queste scelte politiche. Anche, al limite, boicottando chi fa affari con le dittature e i regimi corrotti.
Saluti a tutti.
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