Il bel vantaggio offerto dai social network che frequentiamo è quello di venir a contatto con le opinioni di chi la pensa spesso in maniera totalmente diversa alla nostra.
Mentre i nostri incontri, quelli che di virtuale non hanno nulla, raramente ci consentono di discutere delle nostre opinioni, sia per l'abitudine nel frequentare più facilmente chi ha idee simili alle nostre, sia perchè spesso certi argomenti vengono spesso glissati verso temi magari un pò più leggeri, su facebook, per dire, la platea più ampia e non so, la sensazione di trovarsi dinnanzi ad uno specchio, ho l'impressione che mettano maggiormente nella condizione di esprimere i propri pensieri spontaneamente.
Ti trovi cosi tirato dentro a controbattere posizioni che ritenevi talmente assodate, per il tuo piccolo mondo, ma che li fuori sono totalmente messe in discussione.
Mi sono accorto in questo modo che la giornata della memoria, cosi ecumenicamente partecipata e celebrata, non gode di particolari simpatie, e me ne sono reso conto inciampando per due volte nello stesso identico discorso. Forse sono particolarmente permaloso, ma certe frasi buttate li, un pò di interrogativi me li pongono.
Propongo cosi un pezzo di uno di questi dialoghi, scaturita da una semplice affermazione nello stato di un contatto, prof di lettere, che cosi recitava:
Mentre i nostri incontri, quelli che di virtuale non hanno nulla, raramente ci consentono di discutere delle nostre opinioni, sia per l'abitudine nel frequentare più facilmente chi ha idee simili alle nostre, sia perchè spesso certi argomenti vengono spesso glissati verso temi magari un pò più leggeri, su facebook, per dire, la platea più ampia e non so, la sensazione di trovarsi dinnanzi ad uno specchio, ho l'impressione che mettano maggiormente nella condizione di esprimere i propri pensieri spontaneamente.
Ti trovi cosi tirato dentro a controbattere posizioni che ritenevi talmente assodate, per il tuo piccolo mondo, ma che li fuori sono totalmente messe in discussione.
Mi sono accorto in questo modo che la giornata della memoria, cosi ecumenicamente partecipata e celebrata, non gode di particolari simpatie, e me ne sono reso conto inciampando per due volte nello stesso identico discorso. Forse sono particolarmente permaloso, ma certe frasi buttate li, un pò di interrogativi me li pongono.
Propongo cosi un pezzo di uno di questi dialoghi, scaturita da una semplice affermazione nello stato di un contatto, prof di lettere, che cosi recitava:
"Poesie per la Shoah... Ogni anno, per non dimenticare."La reazione, che mi ha fatto rizzare un pò i capelli, cosi recitava:
"Già che ci sei perchè nn fai ricordare anche lo sterminio degli Armeni?? Non dobbiamo dimenticare nemmeno quello, anzi molti lo dovrebbero CONOSCERE! Gli ebrei li ricordiamo anche troppo!"
L'ho detto, sono particolarmente permaloso su certi argomenti, ma quella frase li, quell' anche troppo, mi ha fatto rizzare i capelli. Non ho mai avuto particolare simpatia per le giornate commemorative, che rischiano di perdersi nella retorica spenta, però ho sempre pensato che se debbono avere un senso, sia che si parli dell'olocausto, del genocidio armeno, del massacro dei tutsi, questo senso debba essere nella negazione della violenza, nel riconoscimento del rispetto verso il prossimo, nel tentativo di scongiurare che questi momenti di black out della storia si possano ripetere. E soprattutto nel tentativo di far passare questo messaggio, universale, ai più giovani, che almeno non hanno ancora perso la voglia di ascoltare.
Evidentemente non era tutto cosi scontato per come supponevo, se la reazione al mio appunto aveva questo tono:
"Non è poi così curiosa [n.d.r. l'affermazione su quel troppo] se ci pensi e se riesci ad analizzare ciò che accade nel mondo oltre alle notizie che ci vengono date. Non bisognerebbe accettare tutto passivamente. Lo sterminio degli Armeni lo cito quando si parla di ebrei perchè è stato molto simile, anzi peggio. Perchè una vita ebrea ha più valore delle altre? Inoltre non credo che andrebbe ancora ricordato un popolo che sta attuando le stesse atrocità ad un altro paese, che non gli ha mai fatto nulla.... Vorrei solo che la gente riflettesse di più.."
A quanto pare sta passando l'idea per cui ricordare gli ebrei e lo sterminio nazista (che poi non ha riguardato solo gli ebrei, ma vabbè) equivale ad un attribuzione di un valore superiore ad una vita piuttosto che ad un'altra, all'idea che ciò che è successo in Israele negli anni successivi possa essere un alibi per non meritare il valore del ricordo di un tentativo di genocidio.
Un pensiero che sembra generare altro risentimento, e dei distinguo che, sinceramente, lasciano il tempo che trovano, e che per di più, allontanano da quel principio di tolleranza che in giornate come queste dovrebbe venir fuori.
p.s. la discussione si è poi accesa particolarmente, e qui ci sarebbe da aprire un'altra parentesi sulla voglia di metterci in gioco sulle nostre opinioni, ma, sinceramente, si è fatto tardi.
L'ho detto, sono particolarmente permaloso su certi argomenti, ma quella frase li, quell' anche troppo, mi ha fatto rizzare i capelli. Non ho mai avuto particolare simpatia per le giornate commemorative, che rischiano di perdersi nella retorica spenta, però ho sempre pensato che se debbono avere un senso, sia che si parli dell'olocausto, del genocidio armeno, del massacro dei tutsi, questo senso debba essere nella negazione della violenza, nel riconoscimento del rispetto verso il prossimo, nel tentativo di scongiurare che questi momenti di black out della storia si possano ripetere. E soprattutto nel tentativo di far passare questo messaggio, universale, ai più giovani, che almeno non hanno ancora perso la voglia di ascoltare.
Evidentemente non era tutto cosi scontato per come supponevo, se la reazione al mio appunto aveva questo tono:
"Non è poi così curiosa [n.d.r. l'affermazione su quel troppo] se ci pensi e se riesci ad analizzare ciò che accade nel mondo oltre alle notizie che ci vengono date. Non bisognerebbe accettare tutto passivamente. Lo sterminio degli Armeni lo cito quando si parla di ebrei perchè è stato molto simile, anzi peggio. Perchè una vita ebrea ha più valore delle altre? Inoltre non credo che andrebbe ancora ricordato un popolo che sta attuando le stesse atrocità ad un altro paese, che non gli ha mai fatto nulla.... Vorrei solo che la gente riflettesse di più.."
A quanto pare sta passando l'idea per cui ricordare gli ebrei e lo sterminio nazista (che poi non ha riguardato solo gli ebrei, ma vabbè) equivale ad un attribuzione di un valore superiore ad una vita piuttosto che ad un'altra, all'idea che ciò che è successo in Israele negli anni successivi possa essere un alibi per non meritare il valore del ricordo di un tentativo di genocidio.
Un pensiero che sembra generare altro risentimento, e dei distinguo che, sinceramente, lasciano il tempo che trovano, e che per di più, allontanano da quel principio di tolleranza che in giornate come queste dovrebbe venir fuori.
p.s. la discussione si è poi accesa particolarmente, e qui ci sarebbe da aprire un'altra parentesi sulla voglia di metterci in gioco sulle nostre opinioni, ma, sinceramente, si è fatto tardi.
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