"Io anelo alla mia terra, nella cui polvere si sono consunte le membra e le ossa dei miei. Ricordo la Sicilia, e il ricordo viene dal dolore che mi travaglia. Ma se fui bandito da un paradiso come posso io darne informazioni"

martedì 20 gennaio 2009

Come alberi

Pensavo a tutto ciò che mi piace fare, che desirerei fare e che forse non farò mai. E penso al mio impegno, quello vero, essenziale, del lavoro giornaliero a cui mi sto dedico buona parte delle mie energie, con la dedizione che sto attribuendo a quello che non rappresenta un semplice dovere.
E che, nonostante tutto, non mi fa sentire intero.
Perchè ho bisogno di cibarmi anche di altro. Le mie passioni, i miei interessi che crescono nel tempo e che non riesco a selezionare. Un giorno mi perdo dietro ad una canzone, un altro dietro ad uno strumento che vorrei cominciare a suonare, per una tecnica fotografica, per un libro, per scrivere, per andare in giro in bici o in montagna. E domani immagino già altro aggiungersi ad una lista già profondamente limitata.
Ma non potrei immaginarmi, a vedermi da lontano, senza tutto questo. Senza ciò che è diventato importante e che ho approfondito e senza ciò che si è perso.
Quasi un anno fa leggevo un ragionamento per il quale l'uomo dovrebbe essere a T.
Con una forte competenza in una specifica materia, ma capace di comprendere e capire un ampia gamma di problematiche.
Mi è piaciuta molto questa metafora.
Tanto da arrivare a pensare che più di una T dovremmo somigliare il più possibile agli alberi.
A quegli alberi forti, imponenti, ben piantati al terreno, con radici intrecciate e vigorose. Col tronco robusto, rami forti e rami giovani, con foglie che cadono a raffigurare le passioni fugaci e frutti che maturano donando ulteriore bellezza all'insieme. Sotto il quale si può trovare ombra e ristoro, se lo si vuole.

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